Che cos’è l’ecorivestimento
Dalla trattativa della novità in campo edilizio dei prodotti dell’ ecopittura, passiamo ad analizzare l’ecorivestimento.
L’architettura che utilizza prodotti in grado di reagire attivamente per l’ambiente si avvale di rivestimenti a base di cementi fotocatalitici.
È possibile applicare l’ecorivestimento sia per le superfici verticali (pareti) e sia per quelle orizzontali (pavimentazioni o asfalti). Per le prime, avremo un cosiddetto ecorivestimento verticale sotto forma di “intonaco premiscelato” per interno o per esterno. Esso si ottiene formando un impasto con il prodotto fornito in sacche da 25 kg circa, con aggiunta di acqua ed applicazione con spatola a mano. Non è previsto altro trattamento se non quello della tinteggiatura (ecopittura). Oltre all’intonaco, l’ecorivestimento verticale, può avvenire anche sotto forma di “pittura cementizia”, per rivestire murature con resa estetica più accurata. Non è previsto altro trattamento. |
Per le applicazioni orizzontali, invece, il mercato offre la possibilità di scegliere, a seconda delle proprie necessità applicative, in: -ecorivestimento pavimentazione fotocatalitica; -ecorivestimento pavimentazione strutturale fotocatalitica; -ecospolvero al quarzo. |
Nel primo è garantita la durata ed un coefficiente di dilatazione superiore all’asfalto tradizionale.
Ricorreremo al secondo in caso di traffico intenso o pesante, con una garanzia della durata pari a circa 8 anni.
Ed infine, ricorremo all’ecospolvero al quarzo per quelle pavimentazioni industriali atte a ricevere forti sollecitazioni.
Per la fotocatalisi si rimanda all’articolo “che cos’è l’ecopittura”.
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Enrico Mecheri, architetto