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Giovedì, 29 Settembre 2011 12:45

Il Lontano Futuro bussa già alle porte del Presente

 

L'idrogeno, l'elemento più abbondante dell'universo, candidato ideale a potenziale fonte di energia pulita, può essere prodotto dalle acque di scarto grazie a batteri ed ad una sorta di "batteria ad acqua" che funziona con acqua di mare. La Rivista dell'Accademia delle Scienze Americane (Pnas) ha pubblicato il lavoro dei due ricercatori americani della Penn State University, Younggy Kim e Bruce Logan.
Younggy Kim e Bruce Logan

La tecnica del processo è simile all'elettrolisi, processo che fornendo energia scinde gli elementi in soluzione attirandoli verso anodo e catodo, con la differenza che in questo caso sono coinvolti anche i batteri e non occorre fornire energia esterna.

 

"Questo sistema potrebbe permettere di produrre idrogeno ovunque, sia nei pressi di acqua di mare, sia nei pressi delle acque reflue" ha osservato Logan, insegnante di ingegneria ambientale alla Penn State University.

 

"Il sistema - ha aggiunto – è energeticamente autonomo ed OFF GRID oltre ad essere completamente a zero emissioni di carbonio".

 Le celle per l'elettrolisi microbica erano già conosciute ma è per la prima volta che vengono utilizzate per produrre idrogeno senza l'aggiunta di elettricità esterna. E' la differenza di potenziale generata da acqua salina ed acqua dolce che nel dispositivo messo a punto dai ricercatori, genera la corrente elettrica necessaria a scindere l'acqua in idrogeno ed ossigeno. Una serie di camere separate da sottili membrane, all'interno delle quali vengono fatto circolare forzatamente acqua di mare ed acqua reflua non salata. Così come i poli positivo e negativo di una batteria le membrane permettono lo scambio di ioni e producono energia. L'efficienza di queste nuove celle per elettrolisi microbica è fra il 58% e il 64% e la produzione di idrogeno è compresa fra 0,8 a 1,6 metri cubi per ogni metro cubo di liquido.

Il problema resta trovare un metodo leggero e economico per immagazzinare il gas.

Attualmente le strade sono principalmente due:

-  la conservazione del gas allo stato liquido che richiede un alto dispendio energetico e sistemi di isolamento molto pesanti per il mantenimento di temperature di 260 gradi;

- oppure l'immagazzinamento ad una pressione di circa 700 atmosfere (poco meno di 350 volte la pressione del pneumatico di un automobile).

Oggi però immagazzinare idrogeno a pressione atmosferica ed a temperatura ambiente, in modo economico, sicuro e soprattutto semplice potrebbe essere possibile grazie ad una nuova tecnica, ideata dai ricercatori del Mit, che utilizzando alcuni tipi di carboni attivi hanno realizzato ciò che potrebbe rapidamente portare ad una larga diffusione di motori a idrogeno con emissioni zero.

Batteria ad acqua

Nel carbone attivo viene incorporato un catalizzatore di platino; in questo modo gli atomi di idrogeno possono legarsi direttamente sulla superficie delle particelle di carbonio e essere rilasciati quando necessario. Si tratta di una struttura con un’elevata porosità, ed elevata superficie di contatto, come una spugna, che permette all’idrogeno di aderire a temperatura e pressione ambiente e realizzare così serbatoi leggeri, economici e sicuri. Un materiale ''in grado di stoccare l'idrogeno al suo interno e rilasciarlo quando necessario'', ha spiegato Sow-Hsin Chen, uno dei responsabili della ricerca.

Tale sistema potrebbe rappresentare la svolta per la realizzazione di auto alimentate ad idrogeno economiche e pratiche che produrrebbero come residuo della combustione semplicemente acqua.

 


 

Ufficio Tecnico ConsiEdilizia.it

 

 

 

 

 

Pubblicato in Idrogeno